Il
Natale e la Fine dell’anno sono l’occasione tradizionale per scambiarsi gli
auguri. Recentemente mi è capitato di leggere il “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere” (un breve
racconto scritto nel 1832, ambientato
per strada, in una città anonima), in cui Leopardi sostiene che “nessuno vorrebbe rinascere” se la
condizione fosse di “riavere la vita di
prima, con tutto il suo bene e il suo male”, perché “ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è
toccato, che il bene”. Alla fine il passeggere giunge alla conclusione che
la felicità consiste nell’attesa di qualcosa che non si conosce, nella speranza
di un futuro diverso e migliore del passato e del presente: “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la
vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la
futura”.